Ciò che viene riportato in etichetta non sempre riflette il risultato che desideriamo nell’uso reale. Una disinfezione inefficace delle superfici mette a rischio i pazienti e contribuisce ai miliardi di euro spesi dal Servizio Sanitario Nazionale per le Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA). Esaminiamo insieme le domande da porsi quando ci si trova a scegliere un prodotto disinfettante efficace in ambito sanitario.
La disinfezione delle superfici è una pratica basata sull’evidenza. Il miglioramento degli standard di igiene ambientale è uno dei fattori più efficaci e determinanti dal punto di vista dei costi per migliorare gli outcome finali con effetti sui pazienti: la riduzione delle ICA [1]. Ma ci sono alcune domande importanti che gli enti sanitari devono essere autorizzate a porre ai produttori di disinfettanti.
I produttori fanno affermazioni audaci, basate su test di laboratorio, che non riflettono l’uso reale. Quando non ci poniamo le domande giuste, possiamo ritrovarci con un prodotto inefficace nel mondo reale, che mette a rischio i pazienti e costa alle organizzazioni sanitarie tempo e denaro aggiuntivi.
I leader del settore, tra cui Peter Hoffman e il Royal College of Nursing dell’NHS inglese, hanno contribuito a definire i criteri che le organizzazioni dovrebbero utilizzare per valutare le soluzioni di disinfezione delle superfici.
1. È stato analizzato il liquido che viene rilasciato dalla salvietta o quello con cui la salvietta è stata inizialmente imbibita?
Il substrato della salvietta (ovvero il materiale di cui è costituita) può intrappolare i principi attivi di un disinfettante. Questo processo (noto come “adsorbimento”) rende non validi alcuni dati di efficacia.
Quando i produttori di disinfettanti utilizzano la formulazione liquida pura per i test di efficacia, il prodotto appare più efficace. Tuttavia, nel mondo reale, poiché gli ingredienti attivi rimangono intrappolati nella salvietta, la concentrazione di disinfettante attivo erogato alla superficie diventa molto più bassa. Ciò consente ai microrganismi di sopravvivere.

2. Sono stati effettuati i test su organismi clinicamente rilevanti?
Le normative comunitarie dettano quali sono i microrganismi da testare come standard minimo necessari per ottenere l’indicazione di “prodotto disinfettante”. Ad esempio, per affermare genericamente che un disinfettante per superfici “elimina il 99,999% dei batteri”, è necessario effettuare test di efficacia solo per 3 specie batteriche (S. aureus, E. hirae e P. aeruginosa).
Questi microrganismi, utilizzati come standard minimo, in realtà, escludono molti patogeni ed Organismi Multiresistenti (MDRO) che in realtà, nella pratica clinica quotidiana, sono clinicamente rilevanti. Tra questi, ad esempio, menzioniamo Candida auris, Acinetobacter baumannii e CPE.
3. I tempi di contatto sono realistici?
I disinfettanti non funzionano istantaneamente. Per essere efficaci richiedono un tempo di contatto con il microrganismo. Ogni microrganismo testato avrà un proprio tempo di contatto.
I disinfettanti liquidi (comprese le salviette pre-impregnate) espletano la loro efficacia finché la superficie non si asciughi. Se il liquido su una superficie si asciuga prima del raggiungimento del tempo di contatto indicato dal test, per esempio, l’efficacia del disinfettante viene meno ed i patogeni sopravvivono alla disinfezione.
Purtroppo, molti prodotti presenti in commercio prevedono tempi di contatto di 5 minuti o superiori (anche fino a 60 minuti). Ciò non è realistico nella pratica reale in quanto il tempo di asciugatura è nettamente inferiore al tempo di contatto necessario.
4. È stato testato in condizioni di sporco?
I produttori di disinfettanti possono optare per effettuare i test in condizioni di pulito.
Ma attenzione: la materia organica può inattivare i disinfettanti. Ecco perché i disinfettanti a base di cloro e alcol richiedono una fase di pre-pulizia. I disinfettanti testati in condizioni di pulito sembrano essere più efficaci in tempi di contatto più brevi. Tuttavia, ciò non riflette l’uso reale delle salviette detergenti e disinfettanti 2-in-1.
Le salviette detergenti e disinfettanti 2 in 1 devono sempre essere testate in condizioni di sporco. Questi prodotti dovrebbero rimuovere lo sporco dalle superfici e disinfettarle con una sola passata. Se non funzionano in condizioni di sporco, non saranno efficaci nell’uso reale.
5. È supportato da pubblicazioni scientifiche?
Sebbene i test di laboratorio forniscano importanti indicazioni, i prodotti efficaci devono essere supportati da studi clinici e sottoposti a revisione paritaria.
6. È stata considerata la compatibilità del materiale con le superfici?
I disinfettanti mal formulati possono danneggiare le superfici. In alcune circostanze, la disinfezione ripetuta può causare il guasto prematuro dei dispositivi medici.

7. E per quanto concerne qualità della produzione e la conformità regolatoria?
Un singolo ospedale può utilizzare migliaia di salviette disinfettanti al giorno per proteggere i pazienti, i visitatori e il personale. Ogni salvietta deve essere efficace e priva di contaminazione.
Per l’uso sui dispositivi medici, le salviette disinfettanti devono avere il marchio CE ed essere registrate come dispositivi medici di classe almeno IIa.
8. Come vengono affrontati la formazione, l’implementazione e il supporto?
I buoni prodotti sono efficaci solo se supportati da buone pratiche.
Se supportiamo il personale con una formazione sulla decontaminazione ambientale, possiamo ridurre la diffusione di agenti patogeni come MRSA [2] e VRE [5] e risparmiare il tempo dedicato alla pulizia [4].
L’implementazione e il supporto continuo hanno un profondo impatto sulla pratica clinica quotidiana.
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Referenze